Giacomo Zinetti

NOME: Giacomo

COGNOME: Zinetti

ETA‘: 29

SQUADRA: Saronno Castor

N° MAGLIA: 15

MOTTO: M. C. Escher: “Solo quelli che provano a raggiungere l’assurdo otterranno l’impossibile.” PS: Zaffa copione!

SOPRANNOME: Giko

RUOLO: Centrattacco/Ala destra

 

 Ciao Giko e benvenuto a: “Tu li conosci i Comets?” cominciamo con la classica domanda: Come è nata la tua passione per questo sport?

-Io sono sempre stato uno sportivo (tra le mie esperienze c’è karate, atletica leggera, calcio, basket, softball, pallavolo, trekking) ma per 18 anni non sono riuscito a trovare lo sport su misura per me, finchè un giorno Alexandra, una compagna di classe del liceo, è entrata in classe con una maglietta bianca con scritto “TchoukBall Italia” e sono subito partite alcune domande. La settimana successiva, venerdi 15 marzo 2002, mi sono presentato in palestra dalla professoressa Chiara Volonté. Il tchoukball mi ha subito colpito per il suo dinamismo e le sue logiche totalmente fuori dagli schemi che avevo imparato negli altri sport, inoltre sono subito stato accolto in modo molto caloroso e ho trovato un ambiente molto bello.

 

Quali sono gli aspetti che ti piacciono di più di questo sport?

-Personalmente adoro la concezione construttiva e non distruttiva dello sport. Nel tchoukball non c’è modo di ostacolare l’avversario, ogni azione può essere espressa al massimo delle potenzialità dimostrando sul campo tutto ciò che si è appreso in allenamento. Mi piace l’assenza di contatto fisico, mi piace in quanto sport di squadra, mi piace la bipolarità del gioco.

 

Hai avuto modo di confrontarti con molti giocatori; quali sono le persone che ti hanno messo più in difficoltà o che invece ti hanno aiutato maggiormente?

-Questa domanda mi mette un po’ in crisi… non so cosa risponderti… Al momento non mi vengono in mente giocatori in particolare. Però posso dire che, generalizzando, ogni volta che un giocatore mi mette in difficoltà non fa altro che indicarmi in quale direzione devo migliorarmi e mi aiuta a capire i miei limiti, solo così si può crescere. Aggiungo anche che non sto parlando solo di giocatori avversari ma anche di compagni di squadra, con i quali possono nascere magari incomprensioni o situazioni apparentemente negative che però, se prese come occasioni formative, permettono di crescere ulteriormente. Inoltre cerco di apprendere da ogni giocatore qualcosa, ogni giocatore presenta delle caratteristiche uniche e spesso mi piace osservare e trovare questi dettagli cercando di farli diventare in allenamento parte del mio bagaglio.

 

Quali sono state le tue esperienze a livello nazionale e internazionale? Raccontacene un po’!

-Ho iniziato la carriera come ala sinistra ai mondiali di Loughborough nel 2002 quando ancora si giocava a 9. Compagno di pannello: Diego Carugati. Giocavo da pochi mesi e un’esperienza come quella non ha fatto altro che legarmi in modo indissolubile al mondo del Tchoukball. In quel periodo il movimento italiano era ancora agli inizi e i risultati sul campo non erano certo da grande squadra, ma bisogna pur cominciare da qualche parte! L’anno successivo fu l’anno degli europei di Rimini, sempre su campo grande, e giocai come ala destra a pannello con Simone Garbelli. Poi c’è un salto fino al 2007 con il warmup di Kaohsiung, il torneo più lontano da casa che ho giocato, nonchè ultimo da ala destra prima di cominciare a giocare come centrattacco. L’anno successivo ci fu l’europeo di Usti e nel 2010 a Hereford di nuovo il torneo continentale. Per finire la lista dei tornei giocati ci sono i mondiali di Ferrara del 2011. Ogni evento ha i suoi ricordi stampati nella mia mente. Come club sono sempre stato legato ai Saronno Castor, e con loro ho vinto 6 campionati e 3 EWC. Per quanto riguarda il campionato italiano la sfida aumenta di anno in anno, siamo sempre stati la squadra da battere e piano piano sempre più squadre ci riescono… In campo europeo ammetto di aver trovato le soddisfazioni più grandi in quanto la squadra da battere non eravamo noi, e riuscire a scalare la vetta arrivando al successo per ben 3 anni di fila è stato un traguardo incredibile.

Giko

Sei considerato uno dei migliori giocatori che militano nella massima serie, sei sempre stato così capace di essere determinante come nelle ultime partite giocate?

-Diciamo che ho solo avuto la fortuna di essere uno dei primi giocatori che ha conosciuto questo sport. Fin da subito ci scommesso e investito molto prendendo ogni allenamento come momento di crescita. Questo ha fatto si che fossi già ad un certo livello prima che molti altri cominciassero a giocare. Ora il mio margine sugli altri sta piano piano diminuendo, sempre più ragazzi crescono e raggiungono alti livelli, ma non mi farò certo superare! Continuerò ad allenarmi e il mio posto non lo cederò molto facilmente, dovranno/dovrete strapparmelo col sudore della fronte!

 

Spesso in campo si notano alcune tue prodezze, svelaci il tuo segreto: preferisci improvvisazione a razionalità?

-Razionalità naturalmente! L’improvvisazione non credo possa essere considerata una cosa positiva, lo vedo come sinonimo di incertezza e inesperienza, ogni gesto in campo deve (dovrebbe) essere il risultato di una scelta tra diverse opzioni. Più il giocatore è praparato e più opzioni avrà a disposizione, più ha esperienza e più sarà portato a fare la scelta giusta, più è allenato più rapida sarà la decisione.

 

In campo nella tua squadra sono presenti 12 giocatori, compresi quelli in panchina, come mantieni le redini della tua squadra?

-Ho sempre avuto la fortuna di giocare in squadre in cui non esiste un punto di riferimento fisso, ma è la squadra intera che si muove alla perfezione. Il giocatore più in forma compensa i giocatori meno in forma e ci si sostiene tutti insieme come gruppo, di partita in partita. In tutto questo io mi considero solo un pezzo della squadra al pari degli altri. Certo ogni giocatore ha caratteristiche differenti e ha delle peculiarità individuali, quello che cerco di fare è scoprire i miei punti forti e metterli a disposizione del gruppo.

 

A breve ci saranno gli europei, e tu vi parteciperai come vice-allenatore della nazionale femminile e forse, aspettando il verdetto ufficiale, anche come giocatore. Pronostici?

-Io ad oggi punterei su un secondo posto di entrambe le nazionali. La nazionale maschile la metto tra Svizzera e Austria, mentre la femminile tra Svizzera e Inghilterra. Le nostre nazionali saranno molto diverse da quelle viste l’ultima volta nel 2011, hanno perso elementi esperti e fondamentali, ma adoro le sorprese e spero di vedere i miei verdetti smentiti, alla fine il tchoukball è uno sport, e come tale il risultato finale è impossibile da prevedere, troppe sono le variabili in gioco. Io cerco di essere una di queste variabili e mi alleno per smentire il mio stesso pronostico, inoltre farò il possibile per smentire anche il pronostico della squadra femminile cercando, insieme a Manu, di formare una squadra in grado di sorprendere.

 

Ma non è finita qui! A fine Marzo ci sarà l’EWC e comunque il campionato da mandare avanti: come vedi i Castor quest’anno?

-Quest’anno i Castor sono sicuramente cambiati e ci sarà da faticare più degli altri anni in quanto il gruppo non è più rodato come una volta, ma questo cambiamento di formazione ha portato anche forze nuove, nuovi punti di vista, nuovo entusiasmo e soprattutto una nuova sfida da superare, e i Castor adorano le sfide! Ora sta al gruppo “vecchio” far diventare Castor anche i nuovi giocatori, che comunque sono arrivati in squadra non per caso.

 

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